Il jazz fa schifo

C’è un parco a Roma. A Roma i parchi si chiamano ville. La villa che sta vicino alla casa dove sono cresciuta si chiama Villa Celimontana. La conoscono bene quelli che si sposano da quelle parti (ché è sempre pieno di spose a farsi le fotografie) e quelli che andavano a sbavare per le ragazzine di “Non è la Rai” (ché lì dietro ci sono gli studi di canale 5). Per quanto riguarda me, è il posto dove da bambino mi portava mio nonno a giocare, è il posto dove mi sono andato a divertire con gli amici a giocare a pallone ed è il posto sui cui prati ho preparato l’esame di maturità. Per un altro po’ di gente di Roma è il posto dove nelle ultimi estati si svolgeva un bel festival di musica jazz. Bello, molto bello. Ci sono andato parecchie volte anche io, specie nelle prime edizioni. Poi, negli ultimi anni, sembrava più un ristorante all’aperto con annesso pianobar che altro. Più rumore di forchette che scale blues. Più fighetteria che gente appassionata di musica. Insomma, negli ultimi anni mi piaceva un po’ di meno. Ma sai, quando uno invecchia inacidisce e poi “il primo disco era sempre il migliore”.
Villa Celimontana è tornata sui giornali in questi giorni. Io da qualche tempo non abito più lì vicino ma a quei prati ci sono davvero tanto affezionato. Insomma, dicevo che è tornata sui giornali perché questo inverno ci hanno costruito un capannone lì dove d’estate c’erano gli spazi del festival jazz. Ora leggo che questo capannone dopo un sacco di richieste verrà tolto. In compenso, il festival del jazz diverrà una roba permanente, e costerà un po’ di spazio verde. Seicento metri quadrati. Mica tanta roba, in fondo, ma abbastanza da darmi fastidio. Perché a occhio (potrei sbagliarmi, ma anche no) quello spazio sarà sacrificato più che per una festa della musica, per una festa dei commercianti, degli agitatori di forchette. Mi innervosisce il fatto che, a quanto ho capito (ma spero di sbagliarmi) questo spazio verrà “regalato” all’attuale gestore del festival del jazz, che è anche il padrone di uno dei locali dove si ascolta musica a Roma, che è anche notoriamente vicino ad ambienti della destra romana. Sono infastidito, perché mi pare che anziché aumentare gli spazi verdi si stia facendo di tutto per demolire quelli che già esistono, compreso il giardinetto di via Claudia, ormai abbandonato a sé stesso. Mi innervosisce tutto questo perché non vorrei che un giorno villa Celimontana facesse la fine del bosco di Gioia.
Insomma, vorrei che i bambini giocassero ancora sotto quei pini, che ci fosse ancora qualcuno infrattato a pomiciare nei viottoli meno battuti e un po’ di ragazzi a cazzeggiare sulla quella discesona di prato. Ché in fondo, a volte, perfino gli accordi stonati di una “Canzone del sole” possono suonare molto meglio di un Cole Porter.

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